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Fosca racconta un amore che sfida la bellezza. Giorgio, l’ufficiale protagonista, è diviso tra Clara, promessa di felicità, e Fosca, donna di singolare bruttezza e sensibilità. Il triangolo diventa allegoria: la vita che seduce e tradisce, e la morte che ripugna e attrae. Protagonista resta l’allucinazione: la mente che cede alle ossessioni, la ragione che si incrina. Con raffinata analisi psicologica, Tarchetti intreccia idillio e ideale con le ombre del desiderio e della malattia, consegnando un classico perturbante e modernissimo sull’amore, la colpa e la resa. Completa il volume la nota critica di Aldo Intagliata, che ripercorre la vita e le opere di Tarchetti e approfondisce il significato del movimento della Scapigliatura..
Fosca è certamente il romanzo più riuscito e interessante di Tarchetti. Vi si racconta la storia inquietante di un amore per una donna di singolare bruttezza e di sottile sensibilità. Nel romanzo Fosca, la vicenda del protagonista Giorgio, conteso fra l’amore della dolce, incantevole traditrice Clara e quello dell’orrenda turpe e amorevolissima Fosca, adombra in modo simbolico il destino dell’uomo, eternamente conteso tra la vita e la morte: la vita che alletta con le sue promesse, ma che infine lo tradisce e lo abbandona; la morte, che gli ripugna, ma alla quale egli sente di non potersi sottrarre e alla quale alla fine si abbandona riconoscendola come unica meta. L’unica vera protagonista nei romanzi di Tarchetti è l’allucinazione, la pazzia. La storia in essi narrata è sempre quella della sconfitta della razionalità. Lo scrittore con raffinata analisi psicologica interviene riproponendo di fronte al prevalere delle più tetre ossessioni la dolce felicità dell’idillio e la fede negli ideali.
TARCHETTI UGO IGINOTarchetti nacque a San Salvatore Monferrato nel 1839 da famiglia benestante. Compiuti gli studi secondari a Casale nel collegio dei padri somaschi, si arruolò nell’esercito e subito dopo l’Unità fu destinato in varie sedi d’Italia (Foggia, Lecce, Taranto e Salerno). Trasferito a Varese nel 1863, il suo temperamento irrequieto e anticonformista lo spinse a frequentare gli ambienti della Scapigliatura milanese. In questo periodo assunse il secondo nome Ugo, in onore del Foscolo. Nel 1865, congedatosi dall’esercito, si stabilì a Milano, conducendo la vita del “bohémien”, poco adatta alla sua gracile fibra. Da questa data la sua produzione letteraria divenne quasi febbrile: nel 1866 pubblicò il romanzo Paolina, seguito da un altro romanzo Una nobile follia nel 1867 (il romanzo è violentemente antimilitarista). Nel 1869 tre volumi di racconti (Amore nell’arte, Racconti fantastici, Racconti umoristici) e il romanzo Fosca. Nello stesso 1869 Tarchetti morì per un attacco di tifo, che giunse ad aggravare irrimediabilmente le condizioni di un fisico già minato dalla tisi. Le sue poesie, uscite su vari giornali e riviste, furono raccolte in volume dopo la sua morte e pubblicate con il titolo di Disjecta (1879). |