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Andrea Filippi - Il sogno di una vita
Vita di un alpinista, allievo di Gervasutti, ideatore della Scuola di scialpinismo SUCAI
La biografia di un alpinista scritta dalla figlia che ha perso il padre, morto sulla cresta del Furggen nel 1959, quando lei aveva solo tre anni. Il volume è frutto di una ricerca minuziosa, resa possibile grazie alla numerosa documentazione che in questi lunghi anni è stata gelosamente conservata dalla famiglia. I diari, le lettere, i numerosi scritti, le fotografie inedite di Andrea hanno dato vita al ritratto di un giovane torinese vissuto a cavallo della metà del ‘900, tra il regime, la guerra e l’attivismo post bellico. La figura di Andrea è soprattutto quella di un uomo che aveva fatto della montagna la sua ragione di vita, una passione che si era intrecciata indissolubilmente con l’amore per la donna della sua vita, Alfonsina. Come scrisse di lui Massimo Mila, Andrea era «così meravigliosamente candido, generoso, puro… un animo limpido». Il suo entusiasmo per la vita e il suo grande attivismo, facevano di lui un vero vulcano di idee: le sue proposte ai compagni della SUCAI e del CAI portarono nel dopoguerra a risultati rimasti nel tempo. La capanna Gervasutti, da lui voluta e costruita in ricordo imperituro del suo Maestro, i bivacchi Balzola e Manenti, nati per sua iniziativa, la Scuola di scialpinismo della SUCAI, che vide la luce nel 1951 grazie alla sua volontà. La montagna se lo prese nel fiore dei suoi anni, ma Andrea lasciò dietro di sé una grande eredità che è ancora presente e viva nel cuore di sua figlia.
La biografia di un alpinista scritta dalla figlia che ha perso il padre, morto sulla cresta del Furggen nel 1959, quando lei aveva solo tre anni. Il volume è frutto di una ricerca minuziosa, resa possibile grazie alla numerosa documentazione che in questi lunghi anni è stata gelosamente conservata dalla famiglia. I diari, le lettere, i numerosi scritti, le fotografie inedite di Andrea hanno dato vita al ritratto di un giovane torinese vissuto a cavallo della metà del ‘900, tra il regime, la guerra e l’attivismo post bellico. La figura di Andrea è soprattutto quella di un uomo che aveva fatto della montagna la sua ragione di vita, una passione che si era intrecciata indissolubilmente con l’amore per la donna della sua vita, Alfonsina. Come scrisse di lui Massimo Mila, Andrea era «così meravigliosamente candido, generoso, puro… un animo limpido». Il suo entusiasmo per la vita e il suo grande attivismo, facevano di lui un vero vulcano di idee: le sue proposte ai compagni della SUCAI e del CAI portarono nel dopoguerra a risultati rimasti nel tempo. La capanna Gervasutti, da lui voluta e costruita in ricordo imperituro del suo Maestro, i bivacchi Balzola e Manenti, nati per sua iniziativa, la Scuola di scialpinismo della SUCAI, che vide la luce nel 1951 grazie alla sua volontà. La montagna se lo prese nel fiore dei suoi anni, ma Andrea lasciò dietro di sé una grande eredità che è ancora presente e viva nel cuore di sua figlia.
«Un alpinista quando cade vola in cielo, accolto dall’azzurrità dei ghiacciai che rispecchiano il gran cielo. Non è scomparso per le sue montagne, perché le rocce hanno trattenuto la sua anima, hanno rinchiuso la purezza del suo spirito. Il suo paradiso è questo: essere solo felice padrone di quell’infinito a cui l’ansia di bellezza sempre aveva teso.» Andrea Filippi
Scheda tecnica
- Pagine
- 312 con foto bn
- Formato
- 17x24
- ISBN
- 9791280749758
- Autore
- Antonella Filippi
- Edizione
- Luglio 2024
Filippi AntonellaTorinese, laureata in Filosofia presso l’Università degli Studi di Torino, ha dedicato la sua vita all’insegnamento. Per più di quarant’anni è stata docente di Letteratura italiana e Storia nelle Scuole secondarie di secondo grado. Studiosa della deportazione nei campi di concentramento nazisti ha condotto per anni il “Progetto memoria” della sua scuola, accompagnando generazioni di studenti in viaggi nei lager, organizzati con la preziosa presenza di ex deportati. Il percorso dei suoi studi l’ha portata ad approfondire la storia dei deportati italiani nel lager nazista di Majdanek, in Polonia, lavoro che è terminato con la pubblicazione del volume: A. Filippi, L. Ferracin, Deportati italiani nel lager di Majdanek, Zamorani, Torino 2013. Di origini bardonecchiesi da parte di madre, è molto legata alla sua terra dove ormai vive quasi stabilmente: da tempo ne approfondisce la storia locale con pubblicazioni e itinerari storico-artistici. In questo ambito ha pubblicato: A. Filippi, Bardonecchia e la Grande guerra, Alzani, Pinerolo 2018; A. Filippi, Giolitti a Bardonecchia, Alzani, Pinerolo 2021. |