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Al cuore della poesia di Piero Raina c’è la montagna - la sua, le sue montagne. Le valli, «le valade», ne sono a un tempo parte integrante (in queste zone «le valli» designano l’insieme del territorio) e rovesciamento simbolico: dalle vette al fondovalle il poeta distribuisce i suoi valori etici e poetici in modo cristallino: in basso il mondo affannato, inquinato, cupo degli uomini soli...
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Al cuore della poesia di Piero Raina c’è la montagna - la sua, le sue montagne. Le valli, «le valade», ne sono a un tempo parte integrante (in queste zone «le valli» designano l’insieme del territorio) e rovesciamento simbolico: dalle vette al fondovalle il poeta distribuisce i suoi valori etici e poetici in modo cristallino: in basso il mondo affannato, inquinato, cupo degli uomini soli nella folla; in alto il mondo sano, puro, luminoso di una solitudine serena perché in sottile contatto col circostante, con la memoria e con il trascendente. La montagna non è quindi solo un tema, un paesaggio: è anche un simbolo, e come ogni simbolo ha una natura doppia che risolve due opposti.
Le montagne di Raina sono quelle della Val Maira, e più in generale delle valli occitane piemontesi, con una configurazione precisa: seguono una direttrice est-ovest. Il Maira definisce così un versante esposto a nord e uno a sud. Non a caso nell’occitano sud-orientale, sin dall’antico provenzale, questa orografia ha prodotto una coppia di termini, passati (pressoché immutati) in francese: l’adrech, ossia il versante soleggiato, a mezzogiorno, e l’ubac, il versante in ombra, a settentrione.
La montagna, in definitiva, è più di un simbolo: è un archetipo. È il legame tra i due mondi, terreno e ultraterreno, e contiene tanto la luce quanto l’oscurità, l’adrech e l’ubac. Il soggetto ne è ora parte integrante, ora esiliato. Ma, per Raina, la montagna muore quando l’uomo l’abbandona: il suo canto è, così, un omaggio di vita. Possa la lingua del luogo, affilata in poesia, incidere sul territorio e contribuire a rivitalizzarlo.
La montagna, in definitiva, è più di un simbolo: è un archetipo. È il legame tra i due mondi, terreno e ultraterreno, e contiene tanto la luce quanto l’oscurità, l’adrech e l’ubac. Il soggetto ne è ora parte integrante, ora esiliato. Ma, per Raina, la montagna muore quando l’uomo l’abbandona: il suo canto è, così, un omaggio di vita. Possa la lingua del luogo, affilata in poesia, incidere sul territorio e contribuire a rivitalizzarlo.
Raina, Salvagno, Tardivo
Scheda tecnica
- Pagine
- 112
- Formato
- 14x21,5
- Autore
- Piero Raina
- Edizione
- Giugno 2008
- ISBN
- 9788895163109
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