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Anni ’80, siamo agli albori della corsa sulle lunghissime distanze. Le maratone sono sconosciute al grande pubblico, le skyrace si stanno affacciando al mondo della corsa e solo pochi atleti osano accettare la sfida. Dario Viale è uno di questi.
Nella sua “amata ma angusta valle” un giovane operaio stagionale delle seggiovie scopre l’amore per la corsa e in pochi anni si impone per le sue straordinarie qualità atletiche. Un personaggio sopra le righe, assai lontano dallo snobismo che serpeggia nell’ambiente, e per questo spesso sottovalutato dai suoi avversari. Ma il suo nome incute rispetto: vincitore di molte classiche, primo all’Himalaya Marathon, primo (e tutt’ora imbattuto) recordman nella salita al Monviso.
La sua autobiografia sportiva racconta le vittorie e le sconfitte, e ne trae spunto per riflettere sull’ambizione umana, il sentimento che lo spinge a voler superare i propri limiti durante le competizioni. Dopo una vita di successi e soddisfazioni riesce a trasmettere l’ingenuità e l’entusiasmo con cui viveva le sfide agonistiche.
Scrive MARCO OLMO:
ll commento all’autobiografia sportiva dell’amico Dario è un atto dovuto, dato che nel lontano 1983 gli chiesi
di fare la nostra prima Tre Rifugi, che avremo vinto due anni dopo. Così nacque un buon sodalizio scialpinistico e una grande amicizia fuori dallo sport.
Un ottimo atleta, molto intelligente sia in gara che nella vita. Diversamente dal sottoscritto, Dario ha saputo adottare i metodi di preparazione più innovativi dei suoi anni, anticipando i tempi con lavori molto mirati.
Questo libro ci riporta agli albori dell’ultratrail, quando ancora si chiamava Marcia Alpina: una disciplina rivoluzionaria per l’epoca, in cui solo pochi temerari osavano cimentarsi.
Viale DarioDario Viale, classe 1961, vive a Limone Piemonte dove intaglia il legno. La sua passione per la corsa è nata a 17 anni e per molto tempo lo ha spinto a superare i suoi limiti raggiungendo grandi risultati podistici. Agli albori delle gare su lunghe e lunghissime distanze è stato uno dei pionieri dello skyrace. Il suo nome è legato al record di salita del Monviso, che resiste tutt'oggi a oltre 30 anni di distanza. |